Header Blog Banner (2)

In un momento così grave per l'economia italiana e con  i fondi disponibili che non consentono grandi manovre la Lega ha presentato una proposta di legge depositata alla Camera dei Deputati con primo firmatario il deputato e vicecapogruppo leghista calabrese, Domenico Furgiuele, al quale seguono poi le firme dei deputati Simone Billi, Ingrid Bisa, Alberto Gusmeroli ed Erik Pretto che prevede la formula della detrazione del 20 per cento delle spese connesse alla celebrazione del matrimonio religioso. 

 
Detrazione possibile sino a 20.000 euro da detrarre in cinque anni.
 
Un bonus per le spese connesse al matrimonio religioso, quali ornamenti in Chiesa, tra cui i fiori decorativi, la passatoia e i libretti, gli abiti per gli sposi, il servizio di ristorazione, le bomboniere, il servizio di coiffeur e di make-up, il servizio del 'wedding reporter'.
 
Matrimonio religioso in Chiesa
 
Bonus previsto solo per le coppie under 35 e con reddito dei novelli sposi non superiore a 23.000 euro.  Per come prevedibile, la proposta di legge ha già suscitato ampie e immediate polemiche e non poteva essere altrimenti.
 
Come nel caso di Carlo Calenda che ha parlato di “probabile incostituzionalità” e di una Lega di Salvini letteralmente fuori controllo.
 
Inoltre è stato anche calcolato che nel caso la proposta divenisse legge il bonus matrimoni, per le casse dello Stato non sarebbe indolore: la misura costerebbe in tutto 716 milioni di euro, cioè 143,2 milioni per le cinque quote annuali. Un "sì" carissimo per tutti  i contribuenti, sia quelli credenti e quelli non credenti e anche per quelli che professano altre religioni.

E non vi è alcun dubbio che se Pietro Calamandrei, che fu il principale protagonista giuridico della Costituente, fosse ancora in vita probabilmente chiederebbe di morire. 
 
Nemmeno la DC, che era il partito della CEI, si sarebbe mai permessa di presentare la proposta di legge che alcuni deputati leghisti hanno depositato nei giorni scorsi. Un bonus sino a 20 mila Euro per le coppie che sì sposeranno in Chiesa. 
 
Una barzelletta incostituzionale che violerebbe cinque o sei articoli della Carta, primo fra tutti quello relativo alla libertà di culto. Come possano venire in mente queste idee al partito di Salvini è un mistero. Che senso hanno? Conquistare voti della Chiesa? Negativo, visto che il Vaticano ragiona bene e lucidamente. 
 
Un partito che ogni giorno mette in imbarazzo il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, certamente già stufa di trovarsi dì fronte continue carnevalate.

Redazione

Editoriale del Direttore