Header Blog Banner (2)

Reggio Calabria, giorno 20 settembre 2022 – ore 20,30: serata indimenticabile con  un pubblico entusiasmante e pieno di accoliti e/o meno impegnati partecipanti, chiude la campagna  elettorale  Italia
sovrana  e  popolare,  stella  nascente  del  nuovo  panorama  politico  italiano,  con  Francesco Toscano, Presidente.   Si rompono le fila, i muri dei palazzi circostanti sembrano riecheggiare gli applausi scroscianti degli  animi  fervidi e  palpitanti  dei militanti,  degli amici,  dei  partecipanti e  chi  per  una  strada,  chi  per  un’altra, la piazza  sembra essersi completamente  svuotata. Senza indugio alcuno e  senza alcuna  remora, mi avvicino, perché non molto distante dalla mia persona, al Dott. Ingroia, capolista del  partito  Italia  Sovrana  e  Popolare  per  il  plurinominale  ‐  circoscrizione  di  Cosenza  ‐  e,  con  tono  sostenuto,  quasi  a  voler  urlare,  gli  proferisco  le  testuali  parole  “Dottor  Ingroia  –  Grazie  –  Sto  vivendo”.  Mi  rivolge  uno  sguardo  un  po'  sbigottito,  ignaro  del  significato  delle  mie  parole,  e  risponde” Prego ma, grazie a te”. Siamo rimasti lì per qualche istante senza parlare, ma i successivi  sono stati chiarificatori del mio dire.  
 
Bene,  un  episodio  apparentemente  banale,  retorico  e,  per  alcuni,  potrebbe  essere  anche  qualunquistico, ma non è così.   Da più  tempo siamo stati abituati a  ricevere qualsiasi  tipo di informazione pervasiva ed invasiva,  veicolata  per  lo  più,  per  obnubilare,  pontificare  certe  affermazioni  offerte  dai  mercati  dei  più  potentati,  facendo  passare  la  verità  vera  ed  assoluta  come  detonatore  per  le  menti  fragili  e  terrorizzate dallo sgomento, dalla paura, non riflettendo su due fattori importanti: 1) non esiste una  verità vera ed assoluta, 2) la mezza verità non può in alcun modo trasportare una verità piena ed  autentica.  In  altri  termini,  se  il  mio  dire  non  corrisponde  ad  un  mio  diretto  e  conseguenziale  comportamento, giustificato da una propulsione fideistica, quale che essa sia e la circostanza in cui  mi trovi, sarà superficialmente recepito come forzata e coercitiva esplicazione di un dire pour parler  e un fare per non produrre un nulla, ovvero l’alienazione e l’annichilimento dell’Essere a servizio  dell’Avere. Alla luce degli ultimi accadimenti storici non si può che affermare l’esistenza di tutto ciò.
 
Tanti sono gli episodi in cui le realtà tangibili rimandano al pensiero distopico orwelliano, in cui non  si può che trionfalizzare il superamento finanche dell’utopia, ancor prima di averla compiutamente  concretizzata.  “Nel  migliore  dei  mondi  possibili”,  il  maialino  Napoleone,  sempre di  orwelliana  memoria  de  “La  fattoria  degli animali”,  pare governare  senza indiscussa e  palese  sovranità,  una  popolazione,  gli  Italiani,  con un  mandato,  sic  et  simpliciter,  di  natura  non  elettiva,  né  tan  poco  opportunamente ed esplicitamente autorizzato dagli organi governativi.  
 
Eppure si vive, ma in che modo? Tra vari emendamenti acostituzionali e stati pandemici irrazionali  e fuorvianti del sentire comune, del non curarsi affatto ed in alcun modo di grida, di urla, di ferite  inferte al muscolo cardiaco, sfibrato nella sua essenza, quasi infartuato di un popolo che è stanco, dei vari soprusi ed abusi di ogni natura, ma non per questo arrendevole difronte a visioni più serene,  più obiettive e più motivanti.  
In un  tale contesto, ormai datato, si è configurata la nascita delle compagini antisistema,  tra cui  quella  di  Italia  sovrana  e  popolare.  
 
Pur consapevoli  delle difficoltà  estreme,  in  cui  si  andava  ad  operare, la motivazione impellente di ciascuno di noi, aderenti già agli ideali di Ancora Italia e non,   è stata  ed  è  quella  del  vivere  con  umiltà  e  senza  alterigia  alcuna,  nonché  autoreferenzialità  o  narcisismo egotico e disperato, l’esperienza di uno spaccato di vita, l’appena trascorsa estate, in cui  la piena sovranità è data dal comune sentire, dal mutuo soccorso, dall’applicazione indiscussa per  ciò che attiene la nostra Magna Carta, di ogni diritto e dovere sacrosanti, in nome e per conto di una  libertà non liberticida ed ingannevole, il benessere diffuso dei molti e non dei pochi, di un alto valore  culturale  ed  ampiamente  artistico,  di  un’italianità soffusamente  “urlata”  e,  per  certi  versi,  schiavizzata  da  forze  governative  neoliberiste  ed  atlantiste.  
 
Ecco  in  una  tale  prospettiva  ci  si  è  adeguatamente affermati, nonostante i lapalissiani tentativi di offuscarci, di infangarci e diffamarci.  E con positiva ed ottimistica percezione di un futuro imminente, Italia sovrana e popolare continua  a manifestare e a divulgare la giusta e libera idealità all’insegna di alti ed inalienabili principi collettivi  ed individuali, in cui ogni singola persona è chiamata ad avocare a sé ogni essere vivente di questo  frantumato  e  disastrato  pianeta  Terra  per  rispettarne  l’essenza  e  condividerne  l’esperienza  di  questo tortuoso e limitato cammino, di cui la parola “Vita” ne racchiude la semantica più profonda.  Si ha l’obbligo imprescindibile di riconoscerne i limiti, senza profanarli né tan poco, sottovalutarli,  perché ci si debba, nei luoghi deputati a tale compito, comitati di quartiere, sezioni, associazioni,  dare il meglio di sé in nome e per conto di una profonda spiritualità che regola e determina i rapporti  tra  pari  per  il  sacrosanto  assolvimento  della  gestione  del  bene  comune.  
 
A  tal  proposito,  sorge  spontanea la domanda: “Come mai la vera nobile arte del fare politica, abiurata e dissacrata in questi  ultimi trenta/quaranta anni, in Italia, così come in altre parti dell’universo, non ritorna ad essere  magnificata attraverso azioni sistematiche e strutturate senza “proficue infiltrazioni” speculative di  una geofinanza e di una geopolitica in cui si continuano a combattere guerre per procura o altre  motivazioni sconosciute e, fattore ancora più rilevante, in cui il popolo è solo “carne da cannone” e  quel che resta nei paesi non belligeranti come l’Italia ne forniscono i “mezzi di difesa” per l’infame  veemenza  dell’accaparramento  di  risorse  finanziarie  e  di  potere  indiscusso  su  un’umanità  distrutta?” Intelligenti pauca.  
Le  motivazioni  e  le  risposte  al  precedente  interrogativo  abbisognerebbero  di  esperienze  e  di  delucidazioni messe in campo da moltissimi personaggi  finemente eruditi che, guarda caso, ogni  tanto  si  sente  fare il  nome,  che,  per la maggior  parte  di  noi italiani  restano  perfetti sconosciuti.  
 
Basterebbe un’informazione lineare, fluida e depauperata dagli inficiamenti della dilagante corrotta  dittatura strisciante, occulta e velenosa dei potentati di sistema, affinché si possa liberamente dire  e conoscere la realtà dei fatti. La realtà vera e vissuta da inviati di guerra, reporter e freelance nel  campo del giornalismo al pari di un Giorgio Bianchi, di un Franco Fracassi, di un Claudio Messora, di  un  Vauro    Senesi e molti  altri,  per  far  tracollare,  annientare un mondo mediatico  veicolante  un  pensiero unipolare e fuorviante da qualsiasi presa di posizione collettiva ed individuale.    Italia sovrana e popolare, in tutte le articolazioni e declinazioni, rappresenta un momento unico e  decisivo per risvegliare gli animi assopiti di chi per tanto e lungo tempo non ha dato voce alla propria  rabbia, alla propria chiusura verso una vita che ha senso solo vivendola. Essa non combatte battaglie  e bellicosità di passate recenti memorie sistemiche riconducibili a pentastellati o altre compagini  politiche apparentemente dissidenti e fuori dal coro ma opportunisticamente rimesse in gioco.   Essa è la voce nuova di un momento epocale nuovo, incanalato e diffusamente recepito da chi della  propria  vita  ne  ha  valorizzato  le  proprie  debolezze,  ne  ha  finemente  riconosciuto  i  limiti   riconvertendoli in punti di forza attraverso un pathos collettivo  di vera amicizia, di unione ed amore.  
 
Per certi versi, Italia sovrana e popolare è il ritrovamento di una memoria proustiana, senza pretese  reazionarie  e  conservatrici,  in  cui  l’uomo  è,  in  modo  ecumenico,  l’assimilazione  perfetta  della  “Volontà di potenza” nietzschiana e la “ Volontà di vivere” schopenhaueriana. In altri termini, Italia  sovrana  e  popolare,  nella  sua  umile  missione,  cerca  di  incarnare  positivamente  attraverso  l’accoglimento delle più disparate diversità, la multipolarità degli ultimi, dei tanti emarginati e degli  esclusi, affinché questo assetto politico‐socio‐economico italiano ritrovi dignitosamente la sua vera  profonda identità tra le identità e ne liberi la propria espansione, con maggiore determinazione.  Si vive solo vivendo.
 
Ivana Ferraro

Editoriale del Direttore