La condanna in primo grado di 13 e due mesi inflitta a Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, a fronte della richiesta del Pm di una condanna a sette anni e undici mesi, a pochi giorni dalle elezioni regionali, non poteva che suscitare forti polemiche e divenire un caso nazionale. Anche perchè lo stesso Lucano è candidato nelle liste con Luigi De Magistris, ex magistrato che in Calabria ha vissuto sulla propria pelle l'aver tentato di far luce sul "verminaio" di potere che allora gestiva la Calabria (era il 2007 e che lo gestisce ancora oggi nel 2021) con gli intrecci fra politica, criminalità ed istituzioni corrotte per come ha poi riconosciuto l'ex Presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, Luca Palamara. Tante le manifestazioni di piazza organizzate in numerose città d'Italia ( nella foto quella della città di Milano) in solidarietà di Mimmo Lucano. Ma al di là della faziosità dell'appartenenza a questa o quella fazione politica pur confermando che le sentenze non si discutono, quando si presentano delle palesi contraddizioni alla logica comune e alle più elementari delle riflessioni non si può non tentare di analizzare la questione. Condannati per tentata strage, condannati per omicidio, condannati per traffico internazionale di droga e per associazione mafiosa hanno subito pene meno severe e meno pesanti. Nessuno può sindacare sulla colpevolezza o innocenza di MImmo Lucano, questo spetta solo alla magistratura ma nessuno può ignorare che la dimensione della pena, ben 13 anni e due mesi, lascia obiettivamente sbigottiti. Addirittura e finanche alcuni magistrati si sono pronunciati in tal senso. E ciò che suscita ancor più amarezza è la marea di commenti che si sono scatenati soprattutto attraverso i social. Nella stragrande maggioranza commenti di parte. Dalla soddisfazione espressa da alcuni esponenti del centrodestra che sarebbero stati ancor più contenti se avessero condannato Mimmo Lucano all'ergastolo con interventi di giubilo di una cattiveria immane ed inaudita che dimostra chiaramente di quale materiale umana sia composta certa politica oramai divenuta pericolosissima per la tenuta democratica del Paese fino alla celebrazione o santificazione dello stesso Mimmo Lucano che, evidentemente, qualche errore deve aver commesso anche se mai commensurabile alla pena che gli è stata inflitta. Ma questa storia va oltre lo stesso Lucano. E' la plastica fotografia di quello che è divenuto il nostro Paese martoriato da una classe politica mediocre incline ad essere feroce con l'avversario politico e a tutelare, invece, il proprio amico, quando questo si macchia di comportamenti quanto meno discutibili. Si è persa l'obiettività, la giusta distanza fra gli interessi politici personali ed il senso comune della Giustizia. Si è smarrita la sacrosanta capacità di analizzare i propri errori e di evitare di demonizzare gli errori degli altri, quando a compierli sono i nemici. Tutto ciò conferma come il Sistema Paese sia sempre più in declino con il dramma del rapporto politica - giustizia che dopo aver determinato la fine ingloriosa della Prima Repubblica con un golpe denominato "tangentopoli" non ha più saputo ritrovare un giusto equilibrio alla base di una vera e compiuta democrazia. Parola oramai in disuso e non più di moda. E, purtroppo, sempre più vacillante. Con un futuro senso di pericoli e molto incerto.
Redazione