A sei mesi dalle elezioni regionali calabresi, gli studenti e i lavoratori fuorisede scrivono a Sergio Mattarella per chiedergli di poter votare nella città in cui vivono. Alza il tiro dunque il collettivo Peppe Valarioti, che da mesi si batte per garantire la possibilità di votare a distanza, a maggior ragione con una pandemia in corso.
Il collettivo, dodici ragazzi non tutti originari della Calabria, è nato un anno fa con lo scopo, tra gli altri, di garantire il voto ai fuorisede, iniziativa intrapresa dopo la scomparsa della presidente Jole Santelli. Proprio ieri, la loro proposta di legge è arrivata in parlamento, sottoposta all'attenzione dei capigruppo dal presidente della commissione Affari costituzionali Giuseppe Brescia (M5S). Ma il collettivo non si ferma e in questi giorni ha inviato una lettera al presidente della Repubblica. Lettera in cui i ragazzi del think tank chiedono la tutela di un diritto che, sostengono, oggi non può essere esercitato secondo quanto previsto dalla Costituzione. “Al presidente Mattarella- spiega alla Dire Martina Iuliano, componente del collettivo-, abbiamo manifestato la nostra preoccupazione per l’applicazione dell’articolo 48, in cui è stabilito che il diritto di voto non può essere limitato. Purtroppo, nella realtà dei fatti questo avviene per molti fuorisede”. Allo scopo di sensibilizzare e coinvolgere la cittadinanza sul tema del voto a distanza, il think tank ha dato vita a una doppia rete di associazioni regionali, che vanno da Libera Calabria a Confesercenti Calabria, e nazionali. La Regione, si legge in un comunicato del collettivo, “non può rinunciare al voto dei fuorisede, nella maggior parte dei casi giovani studenti e lavoratori, il cui voto è tendenzialmente scevro da condizionamenti mafiosi”. Oltre alla necessità democratica di contribuire alla rigenerazione della classe dirigente regionale, il collettivo esprime forti preoccupazioni anche in vista dell'attuale situazione sanitaria. “Non si può chiedere ai fuorisede di scegliere tra il diritto al voto e quello alla salute, rischiando di contagiarsi e contagiare per tornare a votare”, si legge nel comunicato, che fa riferimento al carattere “nazionale” della battaglia intrapresa, in un momento storico in cui esercitare un diritto, per coloro che vivono lontani dalla propria residenza, potrebbe tradursi in un rischio per la salute pubblica. Il gruppo, che raccoglie il testimone portato avanti negli anni, fra gli altri, dai movimenti Voto Fuori Sede e Voto Dove Vivo, mira a rendere l'appuntamento elettorale dell'autunno prossimo “un precedente storico” che faccia della Calabria “l’apripista per l'affermazione di un diritto che è sempre stato negato” in Italia. L'azione del collettivo si è intensificata in vista delle elezioni regionali, annunciate per febbraio, riprogrammate per aprile e definitivamente slittate per la pandemia all'autunno prossimo. Il primo passo è stata la redazione di un progetto di legge parlamentare, curato dai docenti di diritto costituzionale Roberto Bin e Salvatore Curreri, che andrebbe a modificare le norme attuali permettendo il voto a distanza. Esattamente il testo che ieri il deputato Brescia ha portato all'attenzione del Parlamento. Il collettivo ha anche contattato l'attuale presidente Nino Spirlì e l'ufficio di presidenza del Consiglio regionale, “senza ottenere risposta”, lamenta. Si sono invece detti pronti a sostenere la riforma, sposando l’iniziativa, la sottosegretaria al Sud Dalila Nesci (Movimento 5 stelle) e i deputati Wanda Ferro (Fratelli d’Italia), Enza Bruno Bossio e Antonio Viscomi (Partito Democratico). Anche sul fronte delle amministrazioni locali, la proposta ha suscitato approvazione. Le giunte di Catanzaro, Crotone e di altri dieci Comuni hanno aderito ufficialmente alle richieste, sancendo l'inizio di una collaborazione che il collettivo progetta di allargare a tutti i Comuni italiani chiamati al voto in autunno, con un riadattamento della stessa bozza di delibera proposta agli enti calabresi. La proposta di legge, inizialmente, prevedeva che si adattassero le norme e le modalità del voto già in vigore per gli italiani all’estero. In un secondo momento, tuttavia, si è optato per un piano di smistamento dei fuorisede in seggi creati appositamente nelle prefetture della provincia in cui sono domiciliati. “Di voto a distanza per i fuorisede si sente parlare da molti anni”, dice ancora Iuliano alla Dire, che denuncia la mancanza di dati precisi sul numero di fuorisede presenti nel territorio nazionale, una cifra che avrebbe fatto comodo al collettivo durante il suo lavoro, ma irreperibile. “Se non ora, che c’è la pandemia, quando?”, si chiede Iuliano, facendo riferimento all'ipotesi di un rientro di massa dei calabresi fuorisede, in corrispondenza del voto, e al rischio sanitario di questa contro-migrazione, in un momento difficile come questo. “Bisogna sfruttare il più possibile questo avvenimento eccezionale”, continua l'esponente del think tank, “per ottenere ciò per cui ci stiamo battendo da tempo. Il nostro obiettivo è quello di far votare a distanza tutti i fuorisede italiani, perché, ovviamente, un diritto non è tale se non è di tutti”.