Teresa Talotta in Gullace era una donna forte, determinata, una vera calabrese. Nacque a Cittanova l'8 settembre 1907 e venne uccisa da un soldato tedesco a Roma il 3 marzo 1944 durante l'occupazione della Città Eterna.
Aveva solo 37 anni ed era madre di cinque figli e il sesto lo portava in grembo.
Venne barbaramente uccisa mentre tentava di parlare con il suo amato marito che era stato preso dai tedeschi e reso prigioniero.
Accadde sull'attuale e centralissima Viale Giulio Cesare nel centrale quartiere di Prati e sul luogo del delitto è affissa una targa in suo ricordo.
La sua triste storia venne resa celebre dal grande regista Roberto Rossellini, che prenderà spunto dalla storia di Teresa Gullace per il personaggio popolare delle Sora Pina, interpretato magistralmente dalla grande attrice Anna Magnani nel film "Roma, città aperta".
film drammatico e di guerra del 1945.
la grande Anna Magnani, la Sora Pina di "Roma Città aperta", persomaggio ispirato dalla triste storia di Teresa Gullace
"Roma città aperta è una delle opere più celebri e rappresentative del neorealismo cinematografico italiano. È il film che fece acquisire notorietà internazionale ad Anna Magnani.
È il primo film della Trilogia della guerra antifascista diretto da Rossellini, a cui seguiranno Paisà (1946) e Germania anno zero (1948). In virtù del suo grande successo, il film ha a lungo definito l'immagine dell'occupazione tedesca di Roma e della Resistenza romana nell'immaginario collettivo.
Venne presentato in concorso al Festival di Cannes 1946, dove ottenne il Grand Prix come miglior film e fu candidato al Premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale e vinse due Nastri d'argento, per la miglior regia e la migliore attrice non protagonista (Anna Magnani).
È stato inserito anche nella lista dei 100 film italiani da salvare, nata con lo scopo di segnalare "100 pellicole che hanno cambiato la memoria collettiva del Paese tra il 1942 e il 1978".
Teresa Talotta dopo il matrimonio con Girolamo Gullace si trasferì col marito a Roma.
La famiglia Gullace abitava in vicolo del Vicario, in quello che era all'epoca uno dei quartieri più poveri di Roma, intorno alla stazione San Pietro e nelle baracche del quartiere trovava ricetto una popolazione di immigrati meridionali, i cui uomini lavoravano perlopiù nell'edilizia come vi lavorava da manovale il marito di Teresa che accudiva la casa e i cinque figli.
Il 26 febbraio 1944, durante un rastrellamento nei pressi di Porta Cavalleggeri, il marito fu arrestato da due carabinieri che lo portarono al loro comando, per poi essere consegnato ai nazisti che lo rinchiusero presso la caserma dell'81º reggimento di fanteria in viale Giulio Cesare, nel rione Prati.
La targa commemorativa nel luogo dove venne uccisa Teresa Gullace in Viale Giulio Cesare, quartiere Prati, Roma
Ogni giorno e tutte le mattine Teresa si recava davanti alla caserma nel tentativo di vedere il marito, di parlargli e di recargli qualche genere di conforto.
La mattina del 3 marzo davanti alla caserma si formò un grande assembramento, poiché nei giorni precedenti erano stati rastrellati e ivi rinchiusi centinaia di uomini.
Si trattava in effetti di una protesta organizzata dai GAP (Gruppi di Azione Patriottica) e in preparazione da tempo, che fu anticipata per timore che i nazisti, dopo i massicci rastrellamenti appena effettuati, accelerassero la deportazione dei prigionieri verso i campi di concentramento.
Quando arrivò Teresa Gullace (incinta di sette mesi, tenendo per mano il figlio Umberto, all'epoca tredicenne), le donne, oltre duemila, erano già schierate dinanzi la Caserma.
Durante queste proteste arrivò anche Teresa Gullace con suo figlio Umberto di soli 13 anni e riuscì a scorgere il marito, dietro la grata di una finestra.
Anche il marito la vide e iniziò a urlare il suo nome, che subito iniziò a essere scandito da altri prigionieri. In uno spazio che si era formato fra i soldati e i dimostranti, Teresa avanzò fin sotto la finestra e tentò di lanciare a suo marito un involto, con dentro forse del pane.
Ma l'involto rimbalzò contro il muro e cadde per terra. I soldati riuscirono a respingere la folla, colpendola col calcio dei fucili; nello spazio nuovamente apertosi fra loro e i dimostranti apparve una motocicletta con a bordo due militari.
Teresa Gullace raccolse da terra l'involto e si diresse con decisione verso la finestra dietro la quale stava suo marito.
Le si parò davanti un tedesco in divisa, contro il quale Teresa iniziò a protestare e ad inveire. Per tutta risposta costui le sparò, uccidendola.
Nei giorni e nelle settimane seguenti la tragica storia divenne una delle icone della resistenza, e numerosi gruppi partigiani cittadini, dai Gruppi di Azione Patriottica allo stesso Comitato di Liberazione Nazionale, resero la sfortunata donna uno dei simboli della loro lotta.
La memoria della sua vicenda è rimasta particolarmente viva sia nella sua città natale, Cittanova in provincia di Reggio Calabria, dove le sono stati dedicati una strada e un monumento, che a Roma, dove è stata apposta una lapide nel luogo dell'uccisione e le sono stati dedicati un liceo statale nel quartiere Don Bosco, un centro di formazione professionale, nel quartiere Alessandrino, e una strada in località Palmarola.
Redazione