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Nel biennio '92 - '94 si consumano una serie di vicende storiche che sanciscono la fine della Prima Repubblica e l'inizio della Seconda e come in tutti i momenti più importanti di cambiamento e di nuove fasi storiche fra i poteri forti coinvolti non poteva mancare un ruolo da parte delle organizzazioni criminali che volevano e tentavano di condizionare gli eventi e gli equilibri che si andavano formando.

Era naturale che le organizzazioni mafiose presenti sul territorio volessero garantirsi quelle coperture e quelle alleanze all'interno degli apparati statali che gli potessero garantire una certa impunità. Era il momento che in Sicilia aveva preso il potere con una inaudita violenza e con uno scontro diretto contro le istituzioni l'ala corleonese che con Totò Riina aveva praticamente sterminato chiunque si opponesse contro il suo disegno di potere. Ma era anche il momento nel quale dopo le stragi con la morte di Falcone e di Borsellino lo Stato stava correndo ai ripari con una legislazione più dura e più idonea per una concreta lotta alla mafia. Ed il disegno dei corleonesi era quello di indurre lo Stato a più miti consigli instaurando un tentativo di "trattativa" per mediare ed ottenere delle leggi meno dure. In questo progetto i siciliani volevano al loro fianco i calabresi e per esternare chiaramente ed ufficialmente la richiesta di partecipazione della 'ndrangheta alla strategia della tensione contro lo stato si tenne un incontro a Nicotera. Di questo incontro ne hanno parlato numerosi pentiti e, alcuni di questi, da diretti testimoni dell'incontro. In realtà fu una cena che si tenne nell'estate torrida, in tutti i sensi, del 1992.  Ai tavoli di un residence di Nicotera erano seduti i maggiori esponenti territoriali della 'ndrangheta calabrese e vi era anche Franco Coco Trovato, capo assoluto della 'ndrangheta a Milano. In più occasioni ed in diverse fasi processuali di più processi Franco Pino ha ricostruito quei momenti. "Al pranzo ci recammo io, Santo Carelli da Corigliano, Cataldo Marincola e Giuseppe Farao di Cirò; io sono andato - ha affermato l'ex boss dagli occhi di ghiaccio in alcune deposizioni - per fatti miei con Umile Arturi. Una volta lì mi incontrai con un nipote di Mancuso, tale Pantaleone, con lo stesso Luigi Mancuso, con Nino Pesce, Franco Coco Trovato e un figlio della buonanima del boss Paolo De Stefano". "C'erano state persone di Palermo, che io non so indicare perché non mi sono stati fatti i nominativi, che avevano invitato personaggi della 'ndrangheta calabrese a unirsi a loro per perpetrare degli attentati a obiettivi istituzionali". "Pagherete anche voi le colpe - avrebbero detto i siciliani - quindi tanto vale che vi associate a questi discorsi, perché tutti insieme siamo più forti e si può costringere lo Stato a trattare…".  Su cosa? "La legislazione del 41 bis" e "altre leggi che si andavano improntando". Alla proposta, ricorda Pino, non vi furono "reazioni vere e proprie". in realtà la proposta venne accolta con un certo scetticismo anche perché la scelta dei corleonesi dell'attacco diretto contro lo Stato non ha mai convinto i vertici delle famiglie di 'ndrangheta sempre più inclini all'alleanza e all'infiltrazione all'interno degli apparati corrotti dello Stato e non lo scontro diretto e frontale. Ma l'operazione condotta dalla Dda di Reggio Calabria, denominata 'Ndrangheta Stragista risponde alla necessità di far luce su quel periodo storico contorto e complicato. E dalle indagini svolta coadiuvate soprattutto dalle dichiarazioni di numerosi pentiti si evince comunque una partecipazione della 'ndrangheta nella complessiva strategia della tensione. Partecipazione culminata nel duplice omicidio dei carabinieri Antonino Fava e Giuseppe Garofalo. Quindi la tesi finora sostenuta da molti di una netta avversione della 'ndrangheta alla partecipazione nella strategia del terrore mirata a condizionare lo Stato ne uscirebbe fortemente ridimensionata. "Siamo riusciti  - ha sostenuto il Procuratore Capo della Procura di Reggio Calabria - Federico Cafiero De Raho- a ricomporre in un unico mosaico le strategia di Cosa Nostra e 'ndrangheta nel portare avanti il programma stragista voluto da Totò Riina e che trovò ampia convergenza in importanti famiglie di 'ndrangheta". Inoltre Federico Cafiero De Raho ha sottolineato l'importanza delle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia in merito al fatto che una parte della 'ndrangheta si dimostrò favorevole a perseguire l'obiettivo di attacco allo Stato. Anche se poi tale strategia cessò agli inizi del 1994 e se ancora tanti sono i misteri ed i coni d'ombra che caratterizzarono quel periodo così intricato ma anche così determinante per gli anni che verranno.

Redazione

 


Editoriale del Direttore