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Un dialogo interrotto di mute e rumorose parole in cui la stessa essenza non risiede nella loro manifestazione più comune, ma in quella semantica delle emozioni che a soli pochi eletti è dato da proferire. Brevi sussulti ed entusiasmanti connessioni interneuronali che spingono all’agitato trasporto dello stato di tensione dell’artista all’artista, in un vago ed edulcorato palato di sensazioni troppo stimolate per renderle fino in fondo leggermente fruibili, non perché l’artista volutamente provochi nel fruitore ordine compiuto del suo entropico fare arte, tutt’altro perché l’Artista è Arte. Quali che siano le supposte ipotesi ermeneutiche di rimando a periodi storici, politici, sociali ben precisi l’Artista resta nel hic et nunc , quindi nell’immanenza senza far torto ad un tempo, quale che esso sia, sospeso, non inglobato in categorie preconfezionate, predefinite. Maria Credidio, con la sua mostra, non è esente da questi postulati. Lei ne percepisce l’aura forte e la propone senza audace supponenza, attraverso linearità vibranti quasi a voler ricomporre le corde di uno strumento musicale che ti conduce in una dolce ninna nanna a cui affidare l’attività onirica del fruitore. Si potrebbe ipotizzare, quale che ne sia la forma sulla quale le linee si rappresentano, così come i punti di continuità, che l’autrice intimamente, chieda di continuare l’orchestrazione della sinfonia. L’elemento monocromatico è, quindi, in diretta correlazione con l’acromia, ne funge da luce di superficie in cui incide le note, la cui la temporalità non viene scandita e non viene percepita, ma celatamente marcata da spazialità fisiche entro cui perdersi e ritrovarsi subliminandone una spiritualità profonda. Quest’ultima appartiene in maniera sinestetica, cui l’autrice già in passato ne ha superbamente costruito lodevoli percorsi artistici, alle stesura dell’elemento “cereo” che senza artificiosità, resta intatto sia nella cromia come nell’odore così come viene dalla natura creato. Ecco dipanarsi il “fil rouge” di questo percorso immortalato nei luoghi deputati per eccellenza alla consacrazione dell’arte sacra: un’osmosi contemporanea perfetta di valori universali verso l’assunzione di un’elevata spiritualità, a cui l’artista Maria Credidio resta, da sempre, fedele. L’invito è di visitare la mostra, grazie

Ivana Ferraro  


Editoriale del Direttore