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Caro Papa Francesco,
perdona se mi permetto di aprire il mio cuore mentre le donne e gli uomini di questo mondo piangono ed io, sono una di quelle.

Dovrei, per riverenza del ruolo che rivesti, porgermi con molta più umiltà di quanto, di fatto, metta in atto, pretendendo da Te un ascolto che, per mille motivi, forse non riceverò mai. Ma, per intanto, ci provo. Non esercito forzature di pensiero per dipanare una matassa di lana, quale è ultimamente l’aggrovigliata condizione di ogni essere umano: è sotto gli occhi di tutti. La malattia è compagna fedele di ogni singolo istante di vita e quando non è così la si inventa per essere tale. Furti mentali di stregonerie malefiche per ridurre in poltiglia di fango quella che fu l’ultima grande fatica del buon Dio: l’uomo. Come ho ribadito anche a S.E. Monsignor Francesco Nolé, Arcivescovo metropolita dell’Arcidiocesi di Cosenza – Bisignano , a cui appartengo- il 16 maggio 2018 - in occasione dell’inaugurazione di una mia opera scultorea nel comune di Zumpano (CS) sull’infanzia negata, il cui titolo è “Libera i tuoi sogni – NGC 12”, “….ciò che manca all’uomo di oggi è l’attività di riflessione che, attraverso le alternate strutture romboidali della scultura in d-bond specchiante, danno un valore aggiunto e, contemporaneamente, ne manifestano il significato più intrinseco, più recondito: Specchiarsi e Meditare. Perché fa così paura affrontare la propria immagine riflessa in uno specchio? Perché costa così tanto lavoro dopo aver visto, non guardato fuggitivamente la propria immagine, attivare dei pensieri liberi su Chi sono…? Cosa faccio…? Quando sarò…? Come farò…? Perché dovrò…? ….” [op.cit.]

In fondo, sono sempre le stesse ridondanti domande che ogni sacrosanto essere umano, così superbamente concepito non per nostra Volontà precipua, ma per Sua Grande e Misericordiosa Volontà, dovrebbe indefessamente porsi affinché la propria condotta sia degna del maggiore architetto di tutti i tempi, Nostro Signore. Egli è UNO e TRINO, per cui nessuno e niente mai, anche la più magica e stupefacenti delle scienze, ne potrà spiegare gli anfratti più celati, più nascosti. Senza volere cedere ad una tentazione di fede profonda, perché essa è tale solo se ognuno ne fa proprie le esperienze di vita rispetto ai banali e/o importanti accadimenti intorno cui si costruisce l’impalcatura solida e sapiente della stessa, allora potrà arrogarsi il diritto di mettere in dubbio certi principi fondamentali, i quali in quanto tali non dovrebbero essere neanche sottoposti ad interpretazione.

In tutto ciò, Francesco, mi conduco verso una posizione laico-liberale, il cui maggiore esempio è stato testimoniato dai Vangeli e dalle Sacre Scritture, l’umanizzazione di Cristo.

Chi più di lui conosce questa disumana condizione nefanda, accidiosa, rivoltante, perfida, amena e amebica in cui è immerso l’attuale essere umano? Chi più di Te, allattato e nutrito nelle più determinate ed auliche scuole ecclesiali di forte impronta gesuita, potrebbe essere in grado di incarnarlo senza alcuno sforzo, senza indugi e/o remore di sorta? Chi più di Te, Francesco, potrebbe volgere, sconvolgere e ripristinare un ordine di Pace, di Uguaglianza, di Benessere?

Certo, ed è per questo motivo che mi permetto di rivolgermi a Te come a qualsiasi fratello di questo amato pianeta Terra, la tua umanità è sempre limitata. Ricordiamoci che anche Lui ha chiesto aiuto: “Eloì, Eloì, lemàsabactànì?” Eppure non si è mai opposto al compimento della Superba Volontà del Padre: la sua Crocifissione.

Nessuno vuole il male dell’altro o il sacrificio della vita dell’altro. Ben tuttavia, stiamo da due anni assistendo, in Italia ed anche per il resto del mondo, ma mai come in Italia, ad una falcidiazione, decimazione e annichilimento di ogni stato di diritto: alla salute, alle cure, al lavoro, al sostentamento, al benessere mentale e sociale. Ultima ciliegina sulla torta: il diritto alla vita. Secondo Te, non è proprio sacralmente ingiusto, iniquo e da bandire sotto ogni forma, l’avere distrutto dei diritti inalienabili per cui tanti nostri Padri hanno versato sangue e sangue sui campi di guerra per ricevere una siffatta parvenza di democrazia? Secondo Te, attraverso il solo fatto di predicare in nome di Dio, si possa condurre verso l’evangelizzazione di un popolo? Secondo Te, il mondo intero e l’Italia, patria del tuo Stato e dimora di Cristo in terra, avremo l’anima intonsa davanti a precisi ed espliciti disegni di tanti politicanti di turno, o affaristi banchieri, ed ancor di più davanti ad estrosi attori capi di governo e tiranni senza pietà, nonché star fiammeggianti a stelle e strisce? La dannazione della guerra già in atto, come sappiamo da moltissimo tempo, e come ben sai, mai avuta una fine neanche nelle terre calpestate da Cristo Gesù, porta tanta tristezza, tanta pietà e tanta commiserazione per cui si cercherebbe di dare, con atti di solidarietà, una parvenza di pace. Sorge, tuttavia, spontanea la domanda, può uno stato che ripudia la guerra per esplicito atto costituzionale, dare pace, fornendo loro anche un supporto militare?

Caro Francesco, non mi sento di dare risposte a delle questioni che cerco di filtrare attraverso una lettura attenta e precisa dei fatti. Ho cercato, nel mio piccolo, di indefessa attività lavoratrice di insegnante e di persona che non si è mai fatta risparmiare alcuna sofferenza di profondo dolore davanti a personali stati patologici duri, innominabili ed incommensurabili, il fronteggiare animosamente e con tanta Santa pazienza i soliti refrain “…Purtroppo non c’è nulla da fare…forse con il tempo, la ricerca andrà avanti e qualche speranza in più di guarigione, ci potrà essere…” Sono passati 53 anni, la ricerca e la scienza, forse, avranno per certi versi, avuto i loro progressi ma non bastevoli per avere il sopravvento su moltissime patologie, prova ne è la recente pandemia.

A tal proposito, mi viene spontaneo lamentare il fatto che un governo che imponga un obbligo vaccinale perché non si assume la responsabilità di eventuali effetti avversi e demanda con l’esplicito ricatto del non diritto al lavoro con il conseguente mancato personale e altrui sostentamento, possa definirsi “democratico” e, quindi, tutelante i diritti inalienabili di ogni cittadino? Va da sé che chi scrive ha “immolato” soventemente la propria “vita” per la Scienza, sono stata “cavia” di diversi laboratori di ricerche nazionali ed internazionali, con protocolli sostenuti da una farmacologia in un certo qual modo molto più avanzata rispetto a quella degli ultimi anni, messi in atto per sconfiggere un virus, non dalla stessa sottovalutato, bensì ampiamente e troppo diffusamente sopravvalutato, ingigantito. E laddove le circostanze iniziali potessero e dovessero indurre verso azioni di prevenzione e cura, sono da lì a poco passate come stati emergenziali di competenza solo della Protezione Civile, nella fattispecie, terremoti, uragani e forti disastri ambientali. Non ho polemiche da mettere in piedi perché sono esautorata in ogni millimetro quadrato del mio corpo affinché possa reggere discussioni di ogni tipo. Certo è che la medicina con la politica (autarchica e fallimentare, come nel nostro caso) non dovrebbero entrare in competizione ma l’uno dovrebbe essere complementare all’altro. Non è stato e non è così. A tutt’oggi, nel nostro Paese, ci sono casi di persone schiette ed oneste che languiscono in un angolo della propria dimora con qualche spicciolo in tasca per comprare un tozzo di pane senza companatico da poter elargire alla propria prole e alla propria compagna di vita, mentre assistiamo direttamente alla visione di lunghe file verso i centri di carità messi in piedi da quei pochi e sparuti gruppi solidali di natura laica e cattolica.

Caro Santo Padre, ora mi propongo di chiederti: è questo il vero senso della Caritascattolico-cristiana?  Se non ho cattiva memoria, sai anche per me gli anni passano, nella prima lettera di Gv 4, 16 la definizione Caritasè così delineata “… Dio è amore; chi sta nell’amore, dimora in Dio e Dio dimora in lui…” Si noti come quanto accada non corrisponda affatto all’umanizzazione di un gesto caritatevole pertanto inviterei tutti quelli che si ergono a statisti che tengono in mano le sorti di un Paese di inginocchiarsi cospargersi il capo di ceneri ed iniziare una vera Via Crucis perché il cammino è arduo e impervio per le loro disumane prese di posizione.

E non è che una parte del ritrovamento del bandolo della matassa!!!

I fatti storici di questi ultimi tempi non richiamano all’unisono solo la Caritascattolico-cristiana ma anche e soprattutto il concetto a me molto caro e devoto, quello della Pietas. In una delle mie tante scritture espositive, ancor non rese pubbliche, dal lontano 2016, ho cercato, molto limitatamente, di occuparmi della condizione dell’accanimento insano e più che mai incontrovertibile dei sentimenti di perfidia e di cattiveria più becera dell’essere umano contro il proprio simile. La guerra attuale/le guerre attuali ne sono la prova più lapalissiana: “Homo homini lupus”. Quale che ne siano le cause, non certamente quelle addotte dal mainstream più diffuso e/ o la cronaca giornalistica più nota, più accreditata ma anche moltoviziata in ogni sua forma perché supportata dai potentati gruppi a cui fanno capo malefici affaristi di vendita di armi e quant’altro, possono giustificare la morte spietata di bambini, donne, anziani e giovani. Ed ecco presentarsi, nella sua più determinata delle formazioni il concetto di Pietas. Mi permetto, sempre rispetto alla mia più umile delle condizioni di rifarmi alle tue sacrosante parole.

“… La pietas è un concetto presente nel mondo greco-romano, dove però indicava un atto di sottomissione ai superiori: anzitutto la devozione dovuta agli dei, poi il rispetto dei figli verso i genitori, soprattutto anziani. Oggi, invece, dobbiamo stare attenti a non identificare la pietà con quel pietismo, piuttosto diffuso, che è solo un’emozione superficiale e offende la dignità dell’altro. Allo stesso modo, la pietà non va confusa neppure con la compassione che proviamo per gli animali che vivono con noi; accade, infatti, che a volte si provi questo sentimento verso gli animali, e si rimanga indifferenti davanti alle sofferenze dei fratelli. Ma quante volte vediamo gente tanto attaccata ai gatti ai cani e poi lasciano senza aiutare il vicino, la vicina che ha bisogno… no, no, così non va!…”

“… La pietà di cui vogliamo parlare è una manifestazione della misericordia di Dio. È uno dei sette doni dello Spirito Santo che il Signore offre ai suoi discepoli per renderli “docili ad obbedire alle ispirazioni divine”. Tante volte nei Vangeli è riportato il grido spontaneo che persone malate, indemoniate, povere o afflitte rivolgevano a Gesù: “Abbi pietà”. A tutti Gesù rispondeva con lo sguardo della misericordia e il conforto della sua presenza. In tali invocazioni di aiuto o richieste di pietà, ognuno esprimeva anche la sua fede in Gesù, chiamandolo “Maestro”, “Figlio di Davide” e“Signore”. Intuivano che in Lui c’era qualcosa di straordinario, che li poteva aiutare ad uscire dalla condizione di tristezza in cui si trovavano. Percepivano in Lui l’amore di Dio stesso. E anche se la folla si accalcava, Gesù si accorgeva di quelle invocazioni di pietà e si impietosiva, soprattutto quando vedeva persone sofferenti e ferite nella loro dignità, come nel caso dell’emorroissa, la donna con perdite di sangue. Egli le chiamava ad avere fiducia in Lui e nella sua Parola. Per Gesù, riprendendo l’etimologia della parola misericordia – provare pietà equivale a condividere la tristezza di chi si incontra, ma nello stesso tempo a operare in prima persona per trasformarla in gioia. Anche noi siamo chiamati a coltivare  atteggiamenti di pietà davanti a tante situazioni della vita, scuotendoci di dosso l’indifferenza che impedisce di riconoscere le esigenze dei fratelli che ci circondano e liberandoci dalla schiavitù del benessere materiale…”

Francesco, dalle tue parole alle nostre azioni, affidiamo a Te che rappresenti Cristo in terra, le nostre limitate sorti con il buono e sano auspicio di un’autentica e vera Resurrezione!!!

Ivana Ferraro


Editoriale del Direttore