Ancora una volta per la Calabria l'ennesimo record negativo.
Aveva ragione chi sosteneva che per i calabresi sarebbe conveniente leggere le graduatorie di tutte le ricerche dei vari istituti la contrario in modo tale che da perenni ultimi saremmo, invece, gli eterni primi. Ma, a parte le battute, purtroppo, i record negativi si susseguono uno dopo l'altro, oramai da decenni e decenni, senza alcun miglioramento. E anche nella lettura dei libri e dei quotidiani i calabresi sono gli ultimi in Italia. Infatti solo un calabrese su cinque ha ammesso di aver letto almeno un libro nel 2021 e solo due calabresi su dieci hanno affermato di leggere almeno un quotidiano, compresi quelli on line.
Questo quanto emerge dal rapporto annuale che l'Istat compila in merito alla lettura degli italiani. Ovviamente non è il caso di dirlo ma le regioni dove si legge di più sono le solite Friuli Venezia Giulia e Valle d'Aosta dove i lettori sono più della metà della popolazione. In Lombardia, Veneto e Piemonte a leggere è mediamente il 48,5% dei propri abitanti. In coda le solite tre la Campania con il 26,3%, la Sicilia con il 25,8% e, dulcis in fundo, la Calabria con il 20%. Inutile soffermarsi sul perché le solite tre regioni, Campania, Sicilia e Calabria sono sempre accumunate da record negativi.
Sarebbe troppo lungo spiegarne le motivazioni economiche, storiche, sociali, antropologiche, politiche e così via. Ne prendiamo atto e basta. Tanto è una caratteristica che perdura da anni ed anni. E con una lettura così scarsa ne deriva una sempre minore importanza dei mass media e della stampa che non riesce più ad influire su nulla e soprattutto a non influire sulla formazione della cosiddetta "opinione pubblica" anche se sorge spontanea una domanda. Ma l'opinione pubblica non dovrebbe essere il frutto di una concezione ideale formata dalla società civile? e da ciò sorge un ulteriore domanda. Ma in Calabria esiste o è mai esistita l'opinione pubblica e la cosiddetta società civile? i lettori l'ardua risposta.