"La cultura per la legalità è lo strumento essenziale per sconfiggere un giorno le mafie e le forme criminali. Non si può pensare che il compito di lottare la criminalità possa essere delegato solo alle forme repressive".
In tal modo si espresse Giovanni Falcone dinanzi ad una grande folla di studenti a Palermo pochi giorni prima della strage di Capaci. Una testimonianza importante da ricordare e tramandare soprattutto alle nuove generazioni.E questa è la frase riportata nella quarta di copertina del libro "La Città Oscura - venti anni di impegno per una nuova cultura della legalità" edito da Falco Editore che uscì nelle librerie nella sua prima edizione nel lontano 2005. Nello stesso si raccontano i momenti salienti dell'impegno dell'autore del libro, il giornalista Gianfranco Bonofiglio, dal 1985 al 2005. Impegno profuso in una realtà difficile come la Calabria che non ha mai avuto e non ha mai nutrito grande simpatia per coloro i quali in prima persona si sono impegnati in quella sacrosanta lotta che è l'affermazione della legalità e dei diritti in una società da sempre caratterizzata dalla mancanza di diritti e dal sopruso dei forti verso gli ultimi. Un libro diviso in tre parti. La prima con un racconto della criminalità cosentina, il romanzo criminale bruzio degli anni in cui si sparava, si uccideva e si assisteva impotenti alla guerra fra clan per il controllo della città con una magistratura silente e spesso anche collusa. Basti pensare al 1981 con ben 19 omicidi nella sola città Bruzia oltre a ben 26 tentati omicidi, rapine, estorsioni e fatti criminali quasi ogni giorno. La seconda parte con una raccolta di articoli che, selezionati nel periodo di ben 20 anni, dimostrano l'impegno, le proposte e le denunce fatte, tutte, ovviamente senza alcun risultato e puntualmente ignorate. La terza parte conclusiva la riproposizione di inchieste e report pubblicati su quotidiani nazionali, anch'essi, svanito il clamore mediatico iniziale, inghiottiti dal muro di gomma e dalla borghesia mafiosa istituzionale che allora come oggi non ha interesse alcuno ad agire concretamente contro il sistema diffuso di illegalità. Una testimonianza che ha valore di memoria e che è giusto ricordare anche se la memoria e la storia alla pari della lotta per la cultura della legalità in Calabria non ha mai avuto fortuna alcuna. Nel 2010 veniva pubblicata la seconda edizione arricchita di particolari riferimenti con interviste al ruolo dei collaboratori di giustizia che svelarono tutti i particolari della guerra di mafia che negli anni '80 imperversò nella città dei bruzi.