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Nel 1992, il maestro del giornalismo, Giorgio Bocca. scriveva una indimenticabile inchiesta dal titolo "Aspra Calabria". Nel 2011 la casa editrice Rubbettino la ripubblicava con la pregevole introduzione di Eugenio Scalfari.

Nell'inchiesta Giorgio Bocca con la sua crudezza ed il suo proverbiale realismo descriveva la violenza della 'ndrangheta, il suo passato da protagonista nelle cruente e drammatica stagione dei sequestri, il suo ruolo di holding mondiale con i traffici di immensi capitali che si diffondono ovunque da "Platì e dagli altri borghi-rifugio, gli ordini e gli affari arrivano a Milano, a Marsiglia, ad Amburgo, a Bogotà, a Tokyo, in Kossovo, in Montenegro a Mosca" per come scriveva Giorgio Bocca. Il reportage ebbe grande clamore e suscitò forti proteste della classe politica calabrese di allora, molta della quale è ancora quella di oggi. Venne accusato di pregiudizio contro il sud, venne accusato di pensarla come i leghisti bossiani e di essere nemico della Calabria. In realtà nel reportage Giorgio Bocca descrive una Calabria caratterizzata da intrecci indissolubili fra uomini delle istituzioni e capi mafia, descrive una Calabria dove la mancata industrializzazione è figlia di una voluta politica assistenziale mirata l controllo del consenso e del territorio attraverso il bisogno, descrive una società drammatica e senza speranza per le nuove generazioni che si contrappone alla sua fantastica storia e alle sue bellezze naturali mozzafiato. " La mafia calabrese prende forma attraverso "i servitori dello Stato" - sottolinea Eugenio Scalfari nella sua introduzione alla ripubblicazione di "aspra Calabria" - . Artefici e vittime di un'insanabile deformazione mentale, culturale, sociale, troppo salda, difficile da estirpare". Ma Giorgio Bocca non si limita solo ad una feroce critica dell'esistente ma delinea anche l'esigenza della formazione nell'ambito della società calabrese e della sua parte migliore di una serie di anticorpi in grado di generare un vero cambiamento. Senza cedere all'omertà. Ma oggi nel 2021 a quasi trent'anni dal reportage "Aspra Calabria" di Giorgio Bocca è cambiato davvero qualcosa. Il consenso elettorale è ancora figlio del bisogno, la classe politica dominante ha ancora interesse nel mantenere nel sottosviluppo la Calabria per gestire il potere? La Calabria è ancora oggi artefice e vittima del proprio male non riuscendo a liberarsi dei propri carnefici, essendo afflitta da una sempre più inspiegabile sindrome di Stoccolma, dove le vittime si innamorano dei carnefici diventando complici?. La risposta affermativa è immediata. Purtroppo confermando la massima de "Il Gattopardo", bellissimo romanzo scritto nel 1958 da Giuseppe Tomasi di Lampedusa, "tutto cambia ma nulla cambia".
Gianfranco Bonofiglio


Editoriale del Direttore