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Negli ultimi tempi le vicende del mondo della politica calabrese hanno interessato tanti talk Show televisivi nazionali e finanche hanno sollecitato l'interesse di canali Tv come la BBC, di quotidiano come "Le Monde" e come "Dier Spiegel", solo per citarne alcuni.

La pandemia da Covid - 19 ha posto in luce una sanità asservita al potere e mai funzionale alla salute dei cittadini per come dovrebbe essere.E dal racconto degli ultimi tempi sembra che la colpa di tutto sia dell'eterno commissariamento voluto dagli organismi centrali del Ministero della Salute e dal Governo, fornendo in tal modo un comodo alibi alla politica locale regionale che, invece, ha maturato nel tempo e negli anni immani responsabilità. In realtà analizzando la storia della sanità calabrese si potrebbe scrivere un bel testo probabilmente molto interessante dal titolo "Romanzo criminale della sanità calabrese". Un romanzo basato però prevalentemente su fatti veri e notori. Si potrebbe iniziare la storia dagli anni '80, gli anni in cui vennero sciolte con appositi Decreti del Presidente della Repubblica nel 1987 le U.S.L  di Locri e di Taurianova. Nei decreti di scioglimento si potrebbero leggere i tanti misfatti compiuti nella gestione delle stesse, dai concorsi farlocchi, dalle tanti moglie e tanti figli di esponenti di primo piano delle famiglie di storiche famiglie di 'ndrangheta assunti negli ospedali e nelle strutture amministrative sanitarie, si potrebbe leggere di tanti appalti affidati agli amici degli amici senza alcun controllo, si potrebbe leggere di tutto e di più con la descrizione di un controllo del territorio esercitato anche sul piano sanitario dai capi - bastone e dai politici affiliati che venivano eletti con i voti di scambio e con i voti gestiti dalla 'ndrangheta. Quanti gli omicidi eseguiti in nome di conflitti di interesse che coinvolgevano il mondo della sanità negli anni '80 quando i clan erano in lotta e i morti ammazzati non si contavano. Ma anche negli anni successivi sono tanti gli avvenimenti che hanno legato la carriera delle più potenti famiglie politiche calabresi alla gestione della sanità, alle assunzioni, alle carriere, agli appalti. Chi può dimenticare l'omicidio del Vicepresidente del Consiglio regionale, Francesco Fortugno, il 16 ottobre 2005 legato a dinamiche oscure coinvolgenti la sanità. Da sempre il controllo delle vecchie undici U.S.L, trasformate poi nella cinque Aziende provinciali sanitarie (Asp), hanno contribuito in modo determinante al carrierismo politico di politici professionisti che hanno costruito in pochi decenni immense fortune economiche sulle quali si dovrebbe indagare ma sulle quali mai nessuno farà nulla. Riscrivere la storia della sanità calabrese degli ultimi 40 anni significa riscrivere la storia della politica e della 'ndrangheta in Calabria. Dai doppi e tripli pagamenti delle stesse fatture, dai bilanci orali, dalle assunzioni senza alcuna regola, dalle tante strutture sanitarie accreditate gestite da prestanomi ma in realtà pilotate da personaggi legati a mondi criminali. Significa incontrare i soliti nomi dei professionisti del voto di scambio, degli artefici della distruzione sistematica di una terra omertosa e cresciuta su quella cultura dell'illegalità diffusa e ambientale, quella cultura dell'amico e dell'amico degli amici che ne ha sempre impedito qualsiasi sviluppo. Un bel "Romanzo criminale della sanità calabrese". La storia della corruzione, del "Sistema" visto dal mondo della sanità, dove gli interessi sono altissimi da sempre. Un bel romanzo che chi scrive sta per ultimare sperando di pubblicarlo nel più breve tempo possibile con la speranza che possa suscitare qualche interesse  con eventuali annesse critiche e disappunti che in Calabria non mancano mai quando si discute di temi spinosi e scomodi.

(foto: Tutori dell'ordine nell'indagine sul luogo dell'omicidio Fortugno avvenuto a Palazzo Nieddu nel centro di Locri il 16 ottobre 2005) 

Gianfranco Bonofiglio

Editoriale del Direttore