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La recente pubblicazione della relazione semestrale della DIA conferma, ancora una volta,la continua espansione della 'ndrangheta, ormai riconosciuta quale l'organizzazione criminale più potente al mondo.
 
Sulla relazione e su alcuni aspetti della stessa interviene Pino Masciari, storico Testimone di Giustizia, che ebbe il coraggio di denunciare i propri estorsori e che danni è impegnato in prima linea e con fatti concreti nella lotta alla criminalità e nella crescita di una forte cultura antimafia.
"La pubblicazione dell’ultima relazione della DIA, semestre gennaio giugno 2022, ha fatto crescere in questi giorni, sulle pagine dei giornali, il livello di attenzione sul fenomeno della criminalità organizzata. 
 
Si legge - afferma Pino Masciari - dello strapotere della ‘ndrangheta, ormai vera e propria holding per il traffico e spaccio di stupefacenti, della ramificazione dei “locali” radicati ovunque al Centro, al Nord e oltre i confini nazionali, del mantenimento e aumento di potere delle solite famiglie note alla giustizia, delle infiltrazioni nei settori dell’amministrazione pubblica e molto altro ancora".

"Scorrendo le pagine della relazione, però, mi pare che un dato molto allarmante provenga da quanto emerge nelle “Conclusioni”. Pare, infatti, che su tutto il territorio nazionale, rispetto al primo semestre del 2021, percentualmente ci sia un netto decremento dei vari reati di tipo mafioso (associazione a delinquere, reati ex art. 416 bis ecc.). 
 
Addirittura, al Sud il numero di estorsioni e i reati di usura risultano in flessione! La DIA chiosa questo dato ipotizzando che potrebbe trattarsi della sempre più raffinata capacità della criminalità organizzata di mimetizzarsi, nascondendosi “entro i confini di una imprenditorialità solo apparentemente legale”. Indubbiamente - continua il Testimone di Giustizia -  questa è una spiegazione plausibile, perché il livello di infiltrazione nei vari settori della pubblica amministrazione, dell’economia,  sappiamo essere alto". 
 
"Credo che questo dato vada anche letto insieme alla mancata denuncia da parte di chi è conoscenza e trova più conveniente stare dalla parte del malaffare, ma anche di chi pur subendo minacce, estorsione, racket, usura, non trova il coraggio di farsi avanti perché teme di rimanere solo e indifeso. Per questo, mi pare, che questo dato statistico sia il più preoccupante, il più pericoloso, perché temo faccia emergere anche un’assuefazione ad una vita vissuta senza libertà, senza possibilità di crescita, asservita alle logiche delle consorterie mafiose.

È questo il vero allarme: la criminalità - conclude Pino Masciari - sa nascondere bene i propri misfatti e la società civile, anche solo per paura, non denunciando ciò che vede o sa, glielo permette".
 
redazione

Editoriale del Direttore