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Era rimasto solo lui, Edgardo Greco, la Primula Rossa di quella stagione che insanguinò le strade della città dei Bruzi dalla morte di Luigi Palermo nel 1977 sino all'inchiesta Garden del 1994 dalle quale scaturì la stagione dei primi pentiti e, fra tutti, il pentimento più eclatante quello del boss dagli occhi di Ghiaccio, Franco Pino.
 
E l'ascesa criminale di Edgardo Greco in quella stagione è legata in modo indissolubile con Franco Pino.
 
Edgardo Greco ai tempi del romanzo criminale bruzio
 
Infatti Edgardo Greco tentò nell'ottobre 1982, nel carcere di Via Popilia, che era stato inaugurato appena un mese prima, di uccidere l'astro nascente della mala cosentina, Franco Pino, non riuscendovi. Da tale tentativo rimase ad Edgardo Greco l'appellativo di "Killer delle carceri".
 
 
Il libro sulle confessioni di Franco Pino, scritto dal giornalista Pino Nicotri
 
In merito al tentativo di uccisione di Franco Pino da parte di Edgardo Greco nel libro "Il Boss degli occhi di ghiaccio" si legge "il 12 ottobre 1982 Edgardo Greco, un detenuto del gruppo Pranno, mentre mi sto recando a colloquio - a parlare è Franco Pino stesso nelle sue confessioni - con l'avvocato mi segue e in corridoio mi spara due o tre colpi di pistola.
 
Non riesce ad ammazzarmi, mi ferisce al fianco destro, cosa per la quale un mese dopo mi fanno uscire in libertà provvisoria per motivi di salute". 
 
E il 1982 Edgardo Greco aveva solo 23 anni. Da ciò si desume il livello raggiunto in poco tempo sul piano criminale.
 
 
Ma come quasi tutta quella generazione di "guaglioni di malavita" anche Edgardo Greco si fece ammaliare dalle sirene del pentitismo nella metà degli anni '90. Ma alla fine si pentì di essersi pentito e si diede alla macchia. Anche se in molti sostengono che il suo pentimento fu una finzione mirata ad inquinare le acque e rendere inattendibili le dichiarazioni di altri pentiti.
 
Coinvolto nel barbaro omicidio dei fratelli Stefano e Giuseppe Bartolomeo, rei di aver creato una banda autonoma e di aver sfidato il gruppo Perna - Pranno.
 
E dopo tanti anni, esattamente dal blitz del 2006, scaturito dall'inchiesta denominata "Missing", Edgardo Greco dalla città di Saint - Etiennè in Francia dove lavorava da cuoco in una pizzeria,  ritorna in Italia per scontare la sua pena detentiva.
 
Cosa rimane di quella storia di guerra di mafia, di quegli anni '80. Quale fine hanno fatto tutti quei giovani e giovanissimi che allora scelsero di far parte delle bande criminali che poi si affrontarono per anni nelle strade cittadine. Basti solo accennare che nel 1981 ben 19 furono gli omicidi di mafia a Cosenza. 
 
Non rimane nulla. Fra morti ammazzati, pentiti a iosa, anni di galera, suicidi nel carcere come nel caso del fratello di Edgardo Greco suicidatosi nel carcere di Rebibbia nel 2010 e qualche irriducibile ospitato nelle patrie galere dal lontano 1994.
 
Cosa rimane di quel romanzo criminale bruzio, di tutti quei "guaglioni i malavita" che una cultura dell'illegalità aveva trasformato in eroi, in protagonisti indiscussi di una città da sempre affascinata dal male e m mai propensa verso la legalità e la correttezza. Allora come oggi. Non rimane nulla.
 
Impressionante l'elenco dei pentiti giunti oggi ad oltre 130 che fanno di Cosenza la città d'Italia con più pentiti, surclassando Palermo, Napoli e Reggio Calabria, nonostante queste siano molto più popolose di una piccola città come Cosenza oggi ridotta a soli 60.000 abitanti.
 
Una stagione terribile dove sono morti anche innocenti passanti colpiti da proiettili vaganti che a Cosenza, città senza memoria e senza cuore, nessuno ricorda.
 
Il Romanzo Criminale Bruzio di una Città Oscura che dovrebbe essere raccontato ai giovani di oggi per far comprendere come alcune scelte giovanili siano poi scelte perdenti con finali terribili.
 
Ma anche la memoria, la cultura della legalità e il destino dell'antimafia, quella vera, in una città come Cosenza non hanno mai avuto alcuna fortuna.
 
Redazione
 

Editoriale del Direttore