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Nel lontanissimo 1983, sono trascorsi quasi quattro decenni, il Prof. Pino Arlacchi, allora docente Unical e grande studioso del fenomeno criminale, pubblicò un testo "La Mafia Imprenditrice" edito da Il Mulino che divenne un testo portante ed indispensabile per ogni studioso del fenomeno dell'evoluzione criminale.

In quel testo di definivano i contorni dell'etica mafiosa e lo spirito del capitalismo, si prefigurava come i capitali sporchi e gli enormi profitti derivanti soprattutto dal controllo del traffico internazionale delle droghe, avrebbe consentito, un giorno, ai capitali mafiosi di essere più decisivi e più preponderanti dei capitali cosiddetti leciti. E questo è quello che negli anni si è materializzato in Calabria dove gran parte dell'economia è sotto il diretto controllo della 'ndrangheta. In tal senso si è espresso il Procuratore capo della Dda di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, in una sua valutazione relativa all'ultima relazione semestrale della Dia ( Direzione investigativa antimafia) sulle mafie italiane e straniere in Italia. "La ‘ndrangheta preferisce lavorare sottotraccia. Un atteggiamento - afferma Bombardieri -  voluto  e di questa sua scelta c’è traccia in alcuni importanti processi, come ‘ndrangheta stragista, in cui è emersa la riluttanza e la contrarietà di molte delle più importanti cosche ad avallare le strategie stragiste di Cosa nostra, preferendo cercare contatti con ambienti istituzionali e aggredire le istituzioni dal loro interno con la corruzione, infiltrandole più che combattendole". Una strategia che ha consentito alla 'ndrangheta di "consolidare nel tempo i propri rapporti di affari ed i propri legami, anche grazie a chi non vedeva o faceva finta di non vedere, spesso in passato, grazie a chi sottovalutava appositamente la pericolosità di questa potentissima organizzazione criminale e le sue proiezioni nazionali ed internazionali. La grande forza economica ed il controllo capillare del territorio ha consentito alla 'ndrangheta di affermarsi, quando non se ne è addirittura appropriata, in interi settori economici: nell’edilizia,  nelle forniture, nella grande distribuzione,  così inquinando fortemente l’economia legale, sino, in alcuni casi ed in alcuni territori, ad imporre le proprie regole anche per l’apertura di nuove attività commerciali imponendo una sorta  di “autorizzazione” preventiva da parte dell’organizzazione  criminale che tali territori controllava". Inoltre non deve essere sottovalutato anche che la potente organizzazione criminale calabrese nutre particolare interesse per "investimenti finanziari, di investimenti in settori dell’economia e della innovazione produttiva che aprono - conclude il Procuratore di Reggio Calabria - a mercati nuovi e internazionali. Non bisogna dimenticare che in alcune indagini è emersa chiaramente la disponibilità per la ‘Ndrangheta di operare con le criptovalute".

Redazione

Editoriale del Direttore