Mentre nella Cittadella della Regione Calabria sempre più simile alla Reggia di Versailles ( nella foto il confronto fra la Cittadella e la Reggia del Re Sole ) si celebrano passerelle e si continua nell'autocelebrazione con una platea sempre più vasta di lacchè e servi del potere in Calabria le criticità continuano ad aggravarsi senza soluzione di continuità.
A confermare il quadro a tinte fosche il Rapporto Svimez 2023 "L'Economia e la società del Mezzogiorno" presentato nella sala del Tempio di Vibia Sabina della Camera di Commercio di Roma.
Ancora una volta si conferma che la Calabria continua ad allontanarsi dal resto d'Italia e finanche dalle altre Regioni meridionali. Un divario che si allarga sempre più.
Si conferma l'inesorabile calo demografico, l'incremento della povertà nella popolazione, il basso tasso di occupazione e l'aumento della migrazione sanitaria.
Tutte caratteristiche di una Calabria che non decolla e che da decenni peggiora anno dopo anno.
Ed in questo quadro con sconcerto si assiste alla falsa narrazione della "Calabria che non ti aspetti", della Calabria che cresce, della Calabria che va.
Tutta una serie di slogan farlocchi che sono funzionali ad una classe politica sempre più ambiziosa e sempre più autoreferenziale e sempre più lontana dalle reali esigenze dei calabresi.
Il 42% dei calabresi è al di sotto della sussistenza. Una cifra da Caporetto, Altro che "La Calabria che non ti aspetti".
Ad illustrare i dati il direttore generale dello Svimez, Luca Bianchi.
Ad illustrare i dati il direttore generale dello Svimez, Luca Bianchi.
Nel rapporto molto dettagliato e stracolmo di cifre e tabelle si pone in evidenza, oltre alla fragilità del sistema produttivo manifatturiero che stenta a decollare, il marcato fenomeno del calo demografico.
E' stato previsto che con i tassi di natalità e mortalità di oggi oltre al tasso di emigrazione entro il 2050 la popolazione calabrese diminuirà di 804.000 abitanti. In poche parole rimarranno in Calabria un solo milione di abitanti con la stragrande maggioranza di essa composta da anziani pensionati.
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Altro capitolo del rapporto è dedicato alla sempre più marcata emigrazione sanitaria.
Negli anni fra il 2017 ed il 2021, 14.049 pazienti oncologici sono andati fuori dalla Calabria a curarsi. Si tratta di oltre la metà dei cittadini calabresi affetti da patologie neoplastiche che hanno scelto strutture fuori dalla regione.
Negli anni fra il 2017 ed il 2021, 14.049 pazienti oncologici sono andati fuori dalla Calabria a curarsi. Si tratta di oltre la metà dei cittadini calabresi affetti da patologie neoplastiche che hanno scelto strutture fuori dalla regione.
Gli analisti economici dello Svimez non hanno mancato di rimarcare che se dovesse diventare legge l'autonomia differenziata "si aprirebbero spazi impropri per la differenziazione territoriale delle politiche pubbliche in ambito sanitario.
L’autonomia differenziata espone l’intero Paese ai rischi di una frammentazione insostenibile delle politiche pubbliche chiamate a definire una strategia nazionale per la crescita, l’inclusione sociale e il rafforzamento del sistema delle imprese".
Il Ministro Calderoli quando inneggiava con gesti molto eloquenti verso i meridionali
Inoltre si evidenzia anche che le famiglie in povertà nel 2021 erano il 40%, nel 2022 sono salite al 42,8% e si prevede un'ulteriore crescita delle famiglie povere anche nel 2023.
Altro che "Calabria che si rialza" come suole ripetere qualche Zar che governa la nostra terra e come ripetono i tanti servi e lecchini che circondano lo "Zar" o per come sostengono la gran parte dell'editoria e dei mass - media asserviti come sempre al potente di turno.
Ci si attende molto dai fondi del Pnrr ma nella relazione dello Svimez anche su tale tematica si evidenzia che "Per circa la metà dei progetti risultano avviate le procedure di affidamento; la quota di progetti messi a bando, tuttavia, si ferma al 31% al Mezzogiorno rispetto al 60% del Centro-Nord.
Anche la capacità di procedere all’aggiudicazione presenta significative differenze territoriali: 67% al Mezzogiorno, 91% al Centro-Nord".
Ci si augura, comunque, che i fondi del Pnrr possano creare le condizioni per una spinta concreta nell'invertire una tendenza negativa che si ripete da decenni.
Rimane l'unica speranza possibile e ci augura che la classe politica non distrugga anche quest'ultima speranza.
Anche se spesso e sovente "chi vive di sola speranza muore disperato".
Redazione