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Massimo Bartolini è l'artista che rappresenterà l'Italia nel 2024 alla Biennale di Venezia curata da Luca Cerizza.



Il suo lavoro è frutto di un'indagine sulla relazione tra uomo, natura, spazio architettonico che gravita intorno al tema antico dell’abitare.

Massimo Bartolini, nato nel 1962 a Cecina (LI) dove vive e lavora. 

L'artista Massimo Bartolini

 
Ha partecipato a mostre personali nei più importanti musei interazionali. 
 
PS1, New Yor; Abteiberg Museum Moenchengladbach; GAM, Torino; Museu Serralves, Porto,P; Ikon Gallery, Birmingham, UK; Nuovi Committenti, Mirafiori Torino; Fruitmarket Gallery Edimburgh, Scotland; SMAK Gent, B, Museo Marino Marini, Firenze; Fondazione Merz, Torino, Magazzino, Roma e Frithstreet Gallery Londra. Le collettive: 49th, 53rd,55th Venice Biennale, I; 6th and 9th Shangai Biennale, CHN; 28th Sao Paolo Biennale, BR; Manifesta 4, Frankfurt, D; 28th Biennale of Pontevedera, E. ; Documenta 13, Kassel, D; Ecstasy in and About altered states, MOCA Los Angeles, USA; Museum Boijmans Von Beuningen, Rotterdam, NL; The Moderns Castello di Rivoli Torino.

A scommettere sulle grandi capacità artistiche di Massimo Bartolini è stato ed è il Mecenate Roberto Bilotti Ruggi d'Aragona che già nel lontano 2018, in occasione della 12° Edizione di "Manifesta", Mostra Biennale Europea itinerante di Arte Contemporanea,  offrì gli spazi del Palazzo dei 4 Canti di Palermo, di proprietà dello stesso Mecenate,  per consentire all'artista di creare una colossale installazione ambientale, reiventando e invadendo totalmente gli enormi spazi in una progressiva dimensione multisensoriale delle sale limitrofe.
 
Roberto Bilotti Ruggi d'Aragona

"Manifesta" si è svolta nei Paesi Bassi, in Lussemburgo, in Slovenia, in Germania, in Belgio, in Russia, in Svizzera, in Francia e nel Kosovo.

La prossima edizione, quella del 2024, si terrà a Barcellona, in Spagna.

La dodicesima edizione si è svolta nel capoluogo siciliano dal 15 giugno al 4 novembre 2018, col tema: Il Giardino Planetario. Coltivare la coesistenza.

Gli oltre quattro mesi palermitani, sullo sfondo di una città capitale italiana della cultura, hanno rappresentato la rassegna più lunga sin allora organizzata e di particolare successo con ben 483.712 visite.

Il Mecenate Roberto Bilotti Ruggi d'Aragona è stato anche protagonista della promozione degli eventi collaterali.

“Caudu e fridu sentu ca mi pigla/ la terzuri tremu li vudella/ lu cori e l’alma m’assuttiglia”, è l'estratto da un graffito ritrovato sulle pareti delle celle dello Steri sede dell’Inquisizione e fa riferimento alle febbri terzane che colpivano i detenuti, alla sensazione di una donna che stava per essere condotta al rogo.
 

Opera di Massimo Bartolini
 
 
 
Queste scritte, tracciate con mezzi di fortuna e talvolta situate in punti non visibili alle guardie, nel lavoro di Bartolini assumono un ruolo e un aspetto opposto: quello di una scritta al neon rosso, come un urlo fragoroso che viene dal silenzio, come un’insegna che esplode nella notte“,  a dialogare con la caotica e barocca sovrapposizione delle luminarie che si fondono con gli elementi che compongono l’apparato decorativo del palazzo: complesse composizioni in stucco di Procopio Serpotta e sontuosi affreschi di Gaspare Serenario, massima espressione artistica siciliana del Settecento.
 
"Luminarie spente attraverso cui intravedere la struttura forte dell'interno di Palazzo Oneto.

Storia e transitorietà si rincorrono nei chiaroscuri di ombre reciproche così come le domande su chi ha spento le luci e su chi potrà riaccenderle e per quali nuove visioni.

Spento e silenzio opposto alla luce calda e rossa da un altrove laterale fatto di memoria riscritta con parole di neon per arrivare a noi dai tempi arbitrari dell'Inquisizione.

La quiete a luce spenta, la paura con la luce, un ossimoro che attraversa il progetto di Bartolini, così come il nostro tempo, per un invito a pensare alla luce e alle parole oltre l'apparenza”, così scriveva la curatrice Claudia Gioia - Fondazione Volume nell'ambito degli eventi collaterali della biennale interazionale Manifesta 12.

L'inquisizione è stata istituita in Sicilia nel 1487 da Ferdinando II d'Aragona "Il Cattolico" che inviò in Sicilia il primo inquisitore delegato, Frate Agostino La Pena.

Nelle sale di Palazzo Oneto, in vigorosa opposizione al rigore spagnolo si poneva Marcantonio Colonna.

Qui il viceré viveva il suo amore con la bella Eufrosina Valdaura del Miserendino,  ed il Palazzo era la casa della famiglia di lei.

Storia d'amore e di morte raccontate sia da Leonardo Sciascia che da Stendhal.

Il contrasto del viceré Colonna con gli inquisitori siciliani lo fece convocare a Madrid da Filippo II e qui morì improvvisamente probabilmente avvelenato.

Ben trecento anni dopo la sua introduzione Domenico Caracciolo Vicere di Silcilia, antenato di Enrica Caracciolo di Nicastro baronessa di Serradileo, trisava di Roberto Bilotti, reduce dalle frequentazioni illuministiche parigine con decreto regio del 6 marzo 1782, disponeva l'abolizione dell'Inquisizione nell'Isola.

Redazione




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